Mistica dell’unione e mistica del servizio
16 July 2012
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TAGGià nel 1555, Teresa d’Avila aveva dei gesuiti una specie di timore, non ritenendosi degna di accostarli; tuttavia il suo più vivo desiderio era quello di fare una confessione generale a un gesuita. Da lì a poco arrivò ad Avila P. Francesco Borgia SJ [link interno], nuovo membro della Compagnia di Gesù, ed ella poté realizzare il suo desiderio, sentendosi ascoltata e compresa.
L’incontro tra i due santi consente di porre un accento sulle differenze che i due rispettivi ordini, gesuiti e carmelitani, o meglio le due spiritualità presentano tra loro.
Da un lato, i gesuiti traggono le loro fonti spirituali dall’esperienza mistica di Ignazio, che si vede messo da Dio al servizio del Figlio, nella celebre cd. “visione della Storta” [link interno ???]. Si tratta di una mistica del tutto propria del cavaliere di Cristo che sempre fu Ignazio, e anche quando nei suoi scritti compaiono le parole amore e amare, vengono sempre accompagnate da altre che aggiungono l’idea di servizio, che dell’amore è l’attuazione concreta.
Dall’altro, Teresa vede la sua anima sposa di Cristo nella settima stanza del Castello interiore. Quest’opera mistica immagina un percorso dell’anima che, dall’esterno, rientra man mano in se stessa e attraverso sette stanze, le prime di purificazione le altre di sempre più intima unione, giungono alla settima, che la santa immagina come quella dove è presente il talamo dell’unione sponsale dell’anima con il suo Signore.
Pur avendo diverso punti in comune, prima fra tutte l’idea del percorso da compiere per l’anima che cerca il Signore, è chiara comunque la differenza: la mistica ignaziana è una mistica del servizio, e non dell’unione in senso sponsale, tutta dedita a cercare come meglio lodare, riverire e servire Dio nostro Signore e così salvare la propria anima [EESS 23].
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1555
Mistica dell’unione e mistica del servizio
Già nel 1555, Teresa d’Avila aveva dei gesuiti una specie di timore, non ritenendosi degna di accostarli; tuttavia il suo più vivo desiderio era quello di fare una confessione generale a un gesuita. Da lì a poco arrivò ad Avila P. Francesco Borgia SJ [link interno], nuovo membro della Compagnia di Gesù, ed ella poté realizzare il suo desiderio, sentendosi ascoltata e compresa.
L’incontro tra i due santi consente di porre un accento sulle differenze che i due rispettivi ordini, gesuiti e carmelitani, o meglio le due spiritualità presentano tra loro.
Da un lato, i gesuiti traggono le loro fonti spirituali dall’esperienza mistica di Ignazio, che si vede messo da Dio al servizio del Figlio, nella celebre cd. “visione della Storta” [link interno ???]. Si tratta di una mistica del tutto propria del cavaliere di Cristo che sempre fu Ignazio, e anche quando nei suoi scritti compaiono le parole amore e amare, vengono sempre accompagnate da altre che aggiungono l’idea di servizio, che dell’amore è l’attuazione concreta.
Dall’altro, Teresa vede la sua anima sposa di Cristo nella settima stanza del Castello interiore. Quest’opera mistica immagina un percorso dell’anima che, dall’esterno, rientra man mano in se stessa e attraverso sette stanze, le prime di purificazione le altre di sempre più intima unione, giungono alla settima, che la santa immagina come quella dove è presente il talamo dell’unione sponsale dell’anima con il suo Signore.
Pur avendo diverso punti in comune, prima fra tutte l’idea del percorso da compiere per l’anima che cerca il Signore, è chiara comunque la differenza: la mistica ignaziana è una mistica del servizio, e non dell’unione in senso sponsale, tutta dedita a cercare come meglio lodare, riverire e servire Dio nostro Signore e così salvare la propria anima [EESS 23].
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