P. Ignacio Ellacuría SJ e compagni martiri
16 July 2012
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TAGA San Salvador, la notte del 16 novembre 1989, una squadra di militari fa irruzione nella casa dei gesuiti della Università Centroamericana (UCA) e uccide sei religiosi: Ignacio Ellacuria, rettore, filosofo e teologo, figura rappresentativa del gruppo, e Segundo Montes, Ignacio Martìn Barò, Amando Lopez, Juan Ramòn Moreno e Joaquin Lopez. Con loro vengono uccise anche due donne del servizio: Elba Ramos e la figlia Celina.
Nel 1989 il paese centramericano di El Salvador si trova in piena tensione sociale. Fondato su un’economia agraria, con grandi latifondisti da un lato e braccianti senza terra dall’altro, è attraversato da povertà e ingiustizie.
La chiesa salvadoregna riceve rinforzi da tutta la Chiesa e anche dalla Compagnia di Gesù. In particolare il gruppo di missionari gesuiti dell’UCA, attenti alla realtà circostante e con la riflessione teologica, s’impegna in una presa di coscienza, formando gli studenti ad assumersi la responsabilità sociale, civica e politica del paese.
Uomini di dialogo, di fronte agli atteggiamenti violenti della destra e della sinistra, i gesuiti dell’UCA sperano in una terza forza che pratichi la negoziazione tra le parti, unica soluzione possibile per raggiungere la pace nazionale.
Ignazio, addolorato per gli atti di terrorismo, accetta la richiesta del governo di collaborare come mediatore, criticando la recente offensiva guerrigliera e riaffermando la sua fiducia nella negoziazione. Tuttavia l’atteso dialogo si trasforma in terrore, con la violenta morte, in una notte, di P. Ellacuria e compagni.
Ellacuria fu un uomo di ideali utopici, contrario a ogni violenza e, seppur influenzato in alcune idee da Marx, di un pensiero solidamente innestato nella fede cristiana. Il contatto con i più poveri portò alla morte di questi gesuiti, che così testimoniano l’attaccamento al popolo salvadoregno, in uno con la loro consacrazione a Dio.
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1930
P. Ignacio Ellacuría SJ e compagni martiri
A San Salvador, la notte del 16 novembre 1989, una squadra di militari fa irruzione nella casa dei gesuiti della Università Centroamericana (UCA) e uccide sei religiosi: Ignacio Ellacuria, rettore, filosofo e teologo, figura rappresentativa del gruppo, e Segundo Montes, Ignacio Martìn Barò, Amando Lopez, Juan Ramòn Moreno e Joaquin Lopez. Con loro vengono uccise anche due donne del servizio: Elba Ramos e la figlia Celina.
Nel 1989 il paese centramericano di El Salvador si trova in piena tensione sociale. Fondato su un’economia agraria, con grandi latifondisti da un lato e braccianti senza terra dall’altro, è attraversato da povertà e ingiustizie.
La chiesa salvadoregna riceve rinforzi da tutta la Chiesa e anche dalla Compagnia di Gesù. In particolare il gruppo di missionari gesuiti dell’UCA, attenti alla realtà circostante e con la riflessione teologica, s’impegna in una presa di coscienza, formando gli studenti ad assumersi la responsabilità sociale, civica e politica del paese.
Uomini di dialogo, di fronte agli atteggiamenti violenti della destra e della sinistra, i gesuiti dell’UCA sperano in una terza forza che pratichi la negoziazione tra le parti, unica soluzione possibile per raggiungere la pace nazionale.
Ignazio, addolorato per gli atti di terrorismo, accetta la richiesta del governo di collaborare come mediatore, criticando la recente offensiva guerrigliera e riaffermando la sua fiducia nella negoziazione. Tuttavia l’atteso dialogo si trasforma in terrore, con la violenta morte, in una notte, di P. Ellacuria e compagni.
Ellacuria fu un uomo di ideali utopici, contrario a ogni violenza e, seppur influenzato in alcune idee da Marx, di un pensiero solidamente innestato nella fede cristiana. Il contatto con i più poveri portò alla morte di questi gesuiti, che così testimoniano l’attaccamento al popolo salvadoregno, in uno con la loro consacrazione a Dio.
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