Ministeri speciali: prostitute, orfani ed ebrei
16 July 2012
CATEGORIEStories
TAGIgnazio e i primi compagni si dedicano anche a lavori che non resteranno tipici per i gesuiti, ma di cui c’è pure bisogno. Prostitute, orfani ed ebrei diventano sfide che Ignazio e compagni affrontano in una piena gratuità.
Nel XVI sec. la prostituzione desta in Italia preoccupazione soprattutto per la comparsa della sifilide, che fa del fenomeno una minaccia per la salute pubblica. Nel 1543 Ignazio fonda a Roma la casa di Santa Marta, per il recupero delle prostitute, e altrove i gesuiti ne seguono l’esempio. Alle donne viene offerta la possibilità di sposarsi, far le domestiche o entrare in convento. Forse l’aspetto curioso è la pietà e la pratica religiosa della maggior parte delle donne che arrivano alle porte di Ignazio.
Nello stesso periodo, il primo a occuparsi dei bambini di strada è il veneziano Girolamo Miani che, dopo conversione religiosa, fonda la Compagnia dei servi dei poveri. Il suo programma è di provvedere ai bambini vitto e alloggio e insegnare a leggere e scrivere, insieme a un mestiere. Trovandosi a Venezia, cinque gesuiti conoscono l’opera del Miani lavorando in uno dei suoi istituti. Ne viene che, per pressione o ispirazione dei gesuiti, istituti simili vengono fondati in altre città italiane.
Nello Stato pontificio, gli ebrei avevano goduto più libertà che in altri paesi. Nel 1492 la Spagna e nel 1496 il Portogallo promulgano decreti di espulsione. A metà del XVI sec. la maggior parte degli ordini religiosi rifiuta di ammettere nuovi membri di origine ebraica. Anche la nuova Compagnia di Gesù subisce queste pressioni e, pur se negli anni anche tra i gesuiti le posizioni mutano, Ignazio le rifiuta e Laìnez, di origine ebraica, eletto secondo generale dell’ordine, testimonia che almeno agli inizi quella linea prevalse.
Dedicarsi a questi ministeri speciali conferma l’ispirazione originaria e il coraggio di Ignazio di cercare e trovare Dio in tutte le cose.
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Ministeri speciali: prostitute, orfani ed ebrei
Ignazio e i primi compagni si dedicano anche a lavori che non resteranno tipici per i gesuiti, ma di cui c’è pure bisogno. Prostitute, orfani ed ebrei diventano sfide che Ignazio e compagni affrontano in una piena gratuità.
Nel XVI sec. la prostituzione desta in Italia preoccupazione soprattutto per la comparsa della sifilide, che fa del fenomeno una minaccia per la salute pubblica. Nel 1543 Ignazio fonda a Roma la casa di Santa Marta, per il recupero delle prostitute, e altrove i gesuiti ne seguono l’esempio. Alle donne viene offerta la possibilità di sposarsi, far le domestiche o entrare in convento. Forse l’aspetto curioso è la pietà e la pratica religiosa della maggior parte delle donne che arrivano alle porte di Ignazio.
Nello stesso periodo, il primo a occuparsi dei bambini di strada è il veneziano Girolamo Miani che, dopo conversione religiosa, fonda la Compagnia dei servi dei poveri. Il suo programma è di provvedere ai bambini vitto e alloggio e insegnare a leggere e scrivere, insieme a un mestiere. Trovandosi a Venezia, cinque gesuiti conoscono l’opera del Miani lavorando in uno dei suoi istituti. Ne viene che, per pressione o ispirazione dei gesuiti, istituti simili vengono fondati in altre città italiane.
Nello Stato pontificio, gli ebrei avevano goduto più libertà che in altri paesi. Nel 1492 la Spagna e nel 1496 il Portogallo promulgano decreti di espulsione. A metà del XVI sec. la maggior parte degli ordini religiosi rifiuta di ammettere nuovi membri di origine ebraica. Anche la nuova Compagnia di Gesù subisce queste pressioni e, pur se negli anni anche tra i gesuiti le posizioni mutano, Ignazio le rifiuta e Laìnez, di origine ebraica, eletto secondo generale dell’ordine, testimonia che almeno agli inizi quella linea prevalse.
Dedicarsi a questi ministeri speciali conferma l’ispirazione originaria e il coraggio di Ignazio di cercare e trovare Dio in tutte le cose.
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